Rivelata una nuova fonte iconografica per gli intarsiatori Caniana
di Andrea Bardelli
Nel 2010 pubblicavo sulla Rassegna di Studi e Notizie del Castello Sforzesco un articolo nel quale proponevo di attribuire un gruppo di sedili intarsiati (prevalentemente con figure di animali) alla bottega dei Caniana, intarsiatori attivi nella Bergamasca tra XVII e XVIII secolo, coinvolgendo un cassettone, decorato allo stesso modo (nota 1).
La parte più interessante dell’articolo era forse quella che forniva l’indicazione di un preciso modello iconografico per alcune delle figure di animali intarsiate – segnatamente in una serie di 28 stampe di Antonio Tempesta (Firenze 1555-Roma 1630) – ma non per tutti i soggetti era stato possibile rintracciare la fonte.
Poniamo rimedio, almeno in parte, dopo aver rintracciato il volume Cento favole di Giovan Mario Verdizzotti, edito a Venezia per la prima volta nel 1570 presso l’editore veneziano Giordano Ziletti.
Di questo volume e del suo autore, un sacerdote artista e letterato, segretario e amico di Tiziano, ci siamo già occupati in un articolo intitolato Giovan Mario Verdizzotti firmato dal sottoscritto e da Eugenia Fantone [Leggi].
Proprio tra le oltre 100 xilografie che illustrano il volume, possiamo reperire i modelli di alcune figure che ricorrono più di frequente sui mobili appartenenti a questa famiglia (nota 2).
Alcune considerazioni prima di affidarci alle immagini di confronto.
Per prima cosa, una fonte veneziana è perfettamente plausibile per una bottega attiva nella Bergamasca. In secondo luogo, le invenzioni del Verdizzotti, destinate a essere trasferite con la tecnica dello spolvero oppure copiate a man libera sulla tavoletta di legno dalla quale ricavare i particolari intarsiati, dovevano essere molto popolari, almeno quanto le incisioni del Tempesta.
Si può dedurre che gli intarsiatori – i Caniana come altri – non solo erano totalmente estranei al processo di creazione delle immagini, ma mescolavano fonti iconografiche diverse, senza seguire un vero e proprio programma figurativo, che non fosse quello di rappresentare temi molto popolari come, ad esempio, quello della caccia. Gli stessi artefici non esitavano a sfruttare gli stessi soggetti, ricavandoli da fonti profane come le Cento Favole, anche quando si trattava di decorare mobili di committenza ecclesiastica dove alcuni animali sono raffigurati per le loro valenze allegoriche, come la gru, simbolo della vigilanza cristiana oppure il cervo, simbolo di Cristo.
Le immagini che seguono mettono a confronto alcune figure intarsiate su un cassettone [Figura] con altrettanti dettagli tratti dalle stampe di Verdizzotti.
Figura. Bottega Caniana (attr.), cassettone, mercato antiquario (foto di Gianalberto Cigolini).
L’aquila a riposo su un grosso ramo è tratta dall’illustrazione della favola Dell’aquila, et la saetta, la n. 3 a p. 23 dell’edizione del 1577.
Particolare del cassettone
Dell’aquila, et la saetta, illustrazione.
Nella formella intarsiata vediamo, sulla sinistra, un uomo con le braccia protese in avanti verso una cicogna e, sulla destra, un cervo accovacciato che si rivolge a quella che sembra essere una gru: una scena che, a parte la ricerca di una certa simmetria, non mostra alcun significato apparente.
Particolare del cassettone
Infatti, mentre per i due volatili non è stata ancora rintracciata alcuna fonte (nota 3), l’uomo è il cervo sono tratti rispettivamente da due diverse illustrazioni di Verdizzotti, dove compaiono in un diverso contesto, per la favola Dell’asino, il corvo, e’l lupo, la n. 7 a p. 33 e per quella Del cervo et suo figliuolo, la n. 34 a p. 109.
Dell’asino, il corvo, e’l lupo, illustrazione.
Del cervo et suo figliuolo, illustrazione.
Un’altra dimostrazione in questa formella di come i soggetti venissero accostati in modo casuale: quella che sembra una scena di caccia combina in realtà un corvo che artiglia un serpente, tratto dall’illustrazione della favola Del corvo e del serpente, la n. 8 a p. 35, con un arciere, che vediamo sulla destra, tratto dall’illustrazione per la favola Della cervia [sic], et la vite, la n. 92 a p. 170.
Particolare del cassettone
Del corvo e del serpente, illustrazione.
Della cervia et la vite, illustrazione.
Nel caso seguente si stenterebbe a riconoscere la scena intarsiata – l’animale preso a calci sembra quasi un elefantino – se non disponessimo della fonte: l’illustrazione di Verdizzotti per la favola Dell’asino e del lupo, la n. 60 a p. 180.
particolare del cassettone
Dell’asino e del lupo, illustrazione.
Il leone che nella formella intarsiata completa compare improbabilmente tra due struzzi (omessi per motivi di inquadratura) è invece tratto dall’illustrazione della favola Del leone impazzino, et della capra, la n. 63 a p. 188.
Particolare del cassettone
Del leone impazzito, et della capra, illustrazione.
A proposito di questa figura di orso, ricordo di essermi dannato nel cercare un riferimento nella tradizione favolistica nordica, soprattutto svizzera; ho anche letto da cima a fondo il saggio di Micheal Pastoureau, per altro splendido (M. Pastoreau, L’orso. Storia di un re decaduto, Einaudi, Torino 2008). E’ invece tratta fedelmente dall’illustrazione per la favola Dell’orso, e le api, la n. 72 a p. 110.
Particolare del cassettone
Dell’orso e le api, illustrazione.
Terminiamo questo percorso con una formella raffigurante un felino, come in altri casi riconoscibile a stento per effetto dell’usura o di restauri troppo incisivi. E’ intento ad aggredire degli altri animali più piccoli, anch’essi irriconoscibili, tranne quello che fugge sulla sinistra che dalle orecchie potrebbe essere un cane piuttosto terrorizzato. In realtà quest’ultimo animale, quale sia la sua specie, è stato inserito arbitrariamente nella scena che invece raffigura un leopardo che se la prende con un gruppo di scimmie, come si può desumere dall’ultima stampa di Verdizzotti che mostriamo, quella che illustra la favola Del pardo, e le simie [sic], la n. 78 a p. 226 dell’edizione delle Cento Favole di Giovan Mario Verdizzotti del 1577 come sopra già ricordato.
Particolare del cassettone
Del pardo, e le simie, illustrazione.
NOTE
[1]
A. Bardelli, Proposta di attribuzione e modelli iconografici per alcuni sedili intarsiati nelle Raccolte del Castello Sforzesco, Rassegna di Studi e Notizie del Castello Sforzesco, Vol. XXXIII, Comune di Milano, Milano 2010, pp. 183-196.
Non sono a tutt’oggi emersi elementi certi (arredi firmati) che consentano di attribuire i mobili in questione alla bottega dei Caniana, attribuzione che resta quindi ipotetica. Non si può inoltre escludere che alcuni mobili possano essere stati eseguiti da qualche imitatore.
[2] Nella versione originaria di questo articolo, pubblicata i data 1 febbraio 2015, era stato inserito in pdf un elenco di questi mobili con figure di animali. Poiché questo elenco è stato successivamente più volte arricchito e modificato, si è preferito eliminarlo in questa versione per Antiquanuovaserie. Chiunque può ricevere un aggiornamento scrivendo all’autore [15.7.2020 ndr].
[3] La cicogna pare porti nel becco una rana. In questo caso potrebbe essere un personaggio della fiaba La volpe e la cicogna nella versione di Esopo.