Secretaire firmato Mezzanzanica
di Andrea Bardelli
Per un aggiornamento, vai al Post Scriptum in calce all’articolo
Nel giugno del 2003 viene presentato in asta da Semenzato a Milano un secretaire con il piano calatorio decorato sulla facciata esterna da un pannello raffigurante l’interno di un’osteria [Figure 1 e 2, nota 1].
Figure 1 e 2. Cherubino Mezzanzanica, Secreteaire lastronato e intarsiato, 1830, cm. 166 x 90 x 46,5 (Semenzato, giugno 2003 n. 114).
Il mobile è lastronato e intarsiato con legni di varie essenze e l’apparato decorativo è completato da pannelli sui fianchi con figure di genere (contadinelli) e da fasce in cui si alternano motivi geometrici e vegetali.
L’autore
Nel pannello raffigurante la scena di osteria, sul bordo di una mensola compare la scritta Mezzanzanica 1830 [Figura 3].
Figure 3. Firma, particolare del secretaire.
Si dovrebbe trattare di Cherubino Mezzanzanica (1790-1866), entrato a circa 10 anni in qualità di garzone o fattorino nella bottega di Parabiago (Mi) del celebre intarsiatore Giuseppe Maggiolini (1738-1814), per diventare poi operaio ed essere accolto cresciuto e istruito come una persona di famiglia.
Questo è uno dei rari lavori firmati che si conoscano e le opere che gli vengono assegnate sono comunque poche (nota 2). E’ con tutta probabilità di Mezzanzanica il leggio donato dallo stesso alla parrocchiale di Parabiago nel 1848 [Figura 4, nota 3], così come gli vengono attribuiti un mobile scrittorio, un mobile a due corpi, un cassettone in stile Impero e altro (nota 4).
Figura 4. Cherubino Mezzanzanica (attr.), Leggio, Parabiago (Mi), chiesa parrocchiale (vedi nota 2).
A Cherubino Mezzanzanica viene infine attribuito il disegno dell’altare della chiesa dei SS. Gervaso e Protaso di Parabiago, conservato presso il Museo della Fondazione Carla Musazzi, sempre a Parabiago [Figura 5, nota 5].
Figura 5. Cherubino Mezzanzanica (attr.), Disegno dell’altare della chiesa parrocchiale di Parabiago, Parabiago (Mi), Museo della Fondazione Carla Musazzi.
Nella didascalia che illustra il mobile nel catalogo d’asta si afferma che lo stesso è stato certificato dal Centro di Studi F. [sic] Maggiolini di Parabiago “ove si presume la collaborazione per la sua esecuzione dello stesso Maggiolini” (nota 6).
Difficile pensarlo visto che Giuseppe Maggiolini muore nel 1814. La bottega passa al figlio Carlo Francesco (nato nel 1758), il quale redige un testamento nel 1829 e muore nel 1834 dopo una lunga malattia. E’ quindi assai probabile che Cherubino Mezzanzanica, a sua volta erede della bottega dal 1934, ne abbia in realtà preso le redini già dal 1829 (Nota 7) e questo spiegherebbe come nel 1830 possa aver firmato il secretaire di cui ci stiamo occupando.
La scena di osteria
La parte più vistosa è interessante del mobile è il pannello intarsiato sulla facciata esterna della calatoia [Figura 6].
La didascalia del catalogo d’asta identifica la scena “con una veduta ideata [sic] di Brescia con sullo sfondo il Castello”. Effettivamente, con una buona dose di fantasia, si potrebbe essere indotti a pensare al Castello di Brescia, anche perché sotto le mensole dove sono disposte diverse bottiglie di vino si leggono i nomi di alcune località bresciane: Cellatica, Gussago (e una terza scritta indecifrabile, almeno dall’immagine fotografica), situate in Franciacorta che è una zona collinare celebre per la produzione vinicola.
Solo grazie all’intuito dello studioso Bernardo Falconi, che ringrazio sentitamente, è stato possibile identificare con esattezza la fonte iconografica del pannello intarsiato. Si tratta del dipinto eseguito nel 1824 del nazareno Franz Catel (1778-1856), raffigurante l’interno di una taverna romana [Figura 7, nota 7].
Figura 6. Particolare del secretaire.
Figura 7. Franz Catel, Il principe ereditario Ludwig di Baviera nella taverna spagnola di Roma, 1824, olio su tela cm. 63×73, Monaco, Neue Pinakothek. Sul retro del dipinto si legge: Cantina ispano-portoghese di don Raffaele Anglada alla Ripa grande di Roma, 29 febbraio 1824.
Per quanto riguarda i personaggi raffigurati, il primo a destra con la tuba in testa che serve a tavola è l’oste, lo spagnolo Raffaele d’Anglada, ex marittimo; attorno al tavolo, si trovano, da sinistra, Ludwig di Baviere (committente del dipinto destinato alla sua collezione privata), lo scultore Thorvalsen, L. v. Klenze, il conte v. Seisheim, J. M. v. Wagner (in piedi), Ph. Veit, il dott. Ringseis (in piedi), J. Schnorr v. Carolsfeld, lo stesso Franz Catel e il barone v. Gumppenberg.
L’osteria, uno dei più frequentati ritrovi degli artisti stranieri, si trovava sulla rive del Tevere (Ripa grande) in un locale al piano terreno dell’Ospizio di S. Michele davanti all’Aventino, che si può scorgere dall’uscio aperto sullo sfondo al di là del fiume.
Alcune domande senza risposta
E’ abbastanza evidente, o almeno possiamo supporre, che il committente del mobile fosse bresciano e sorprende la scelta di Mezzanzanica di collocare sullo sfondo l’Aventino piuttosto che il Castello di Brescia. Perché ?
Inoltre, nel pannello intarsiato manca l’ultimo personaggio a destra nel dipinto. Una dimenticanza o, come pensiamo, una volontà di esclusione ?
Quale era la relazione, se mai ve ne sia stata alcuna, tra il committente bresciano del secretaire e i personaggi raffigurati?
NOTE
[1] Il secretaire, proposto con una stima di 42-48.000 euro risulta invenduto. In una data imprecisabile, che si presume anteriore (ma post 2001 per la quotazione in euro), era già stato presentato in asta (forse presso lo stesso Semenzato) con il numero di lotto 91 e con una stima più alta: 48-58.000 euro.
[2] La sola opera firmata fin’ora nota è uno scrittoio in noce con intarsi in metallo segnalato da Colle presso il Museo Leone di Vercelli, recante all’interno una placchetta con la scritta: “Mezzanzanica Cherubino Parabiago 1834” (Enrico Colle, Dipingere con l’intarsiatura in legno: appunti sul mobile intarsiato lombardo, in Rassegna di Studi e Notizie, Castello Sforzesco, Milano A. 1995, p. 128 e Figg. 39-41).
[3] AAVV, Giuseppe Maggiolini. Un virtuoso dell’intarsio e la sua bottega di Parabiago, Parabiago 2014 p. 104; A.M.Necchi Disertori, Il mobile lombardo, De Vecchi, Milano 1992, A.M.Necchi Disertori, Il mobile lombardo, De Vecchi, Milano 1992 p. 245).
[4] Per i primi due mobili: Giuseppe Beretti, Giuseppe Maggiolini. L’Officina del Neoclassicismo, Malavasi, Milano 1994, p. 214-215; per il cassettone Impero e altro (attribuiti dubitativamente): Colle op. cit. 1995 p. 128 e Fig. 42, p. 146 nota 33.
[5] Piero Rimoldi, La bottega di Giuseppe Maggiolini nei documenti della Fondazione Carla Musazzi di Parabiago, in Giuseppe Maggiolini, op. cit., p. 48.
[6] Il Centro è stato fondato e retto da mons. Marco Ceriani, autore della pubblicazione del 1965 su Maggiolini in occasione del 150° della morte (Mons. Marco Ceriani, Giuseppe Maggiolini da Parabiago celebre intarsiatore, Parabiago 1965, II edizione 2005).
[7] Giuseppe Beretti, op.cit. 1994 p. 214.
[8] I Nazareni a Roma, Galleria Nazionale Arte Moderna, Roma 22 gennaio-22 marzo 1981, p. 92 n. 3 (Tav. XXVI).
Prima pubblicazione: Antiqua.mi, luglio 2010
© Riproduzione riservata
Post Scriptum (13.10.2023)
Vedi l’articolo Una scrivania inedita attribuita a Cherubino Mezzanzanica (ottobre 2023) [Leggi] e soprattutto il Post Scriptum (13.10.2023) che mette in dubbio l’autenticità della firma/iscrizione di Mezzanzanica, riconducendo possibilmente il secretaire all’ambito Romano.