Sedie lombarde rivestite in cuoio

di Andrea Bardelli

Sedie e poltrone rivestite in cuoio impresso sono considerate caratteristiche della produzione di arredi in Lombardia tra XVII e XVIII secolo.
Il cuoio è “al naturale” e i decori sono impressi con varie tecniche che la tradizione vuole diffuse in Lombardia dagli spagnoli durante la loro dominazione; la più comune prevede l’utilizzo di ferri sagomati secondo il disegno da riportare, riscaldati e applicati sulla grana del cuoio con una leggera pressione tale da imprimere il disegno che risulterà di colore bruno più scuro.
Tra i decori troviamo elementi vegetali, animali, figure umane spesso combinate all’interno di composizione complesse dove compaiono elementi architettonici, nastri, volute, graticci e altro, nelle quali si riconosce in genere lo stile Luigi XIV [Figura 1].

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Figura 1. Particolare della sedia di cui alla Figura 6 (vedi oltre).

Per altro, questo rivestimento si rivela assai longevo e lo possiamo reperire su varie tipologie di sedili che rappresentano l’evoluzione del design lungo un arco di tempo relativamente esteso che va dalla fine del XVII alla metà inoltrata del secolo seguente.
Troviamo quindi rivestite in cuoio impresso sedie e poltrone con gambe “ a rocchetto” che risentono ancora del tardo stile Luigi XIII [Figura 2], dove appare più stridente il contrasto tra forma arcaica e decoro più “moderno”.

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Figura 2. Una di dodici sedie, Lombardia, fine XVII secolo, Gazzada (Va), collezione Cagnola, inv. MO.43 (foto Vivi Papi).

Lo stesso dicasi per poltrone, sempre con gambe a rocchetto raccordate da traverse a forma di “H”, ma con i braccioli incurvati, quindi aggiornati allo stile Luigi XIV [Figura 3]. Allo stesso stile, nella sua prima versione – quella di fine XVII secolo – fanno riferimento i sedili con gambe tornite a balaustra, ugualmente raccordate [Figura 4].

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Figura 3. Tre di sei poltrone, Lombardia, fine XVII secolo, Semenzato 5 maggio 2001, II, n. 1095.

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Figura 4. Quattro di otto sedie, Lombardia, fine XVII secolo, archivio Semenzato.

Allo stile Luigi XIV più maturo, che si afferma all’alba del XVIII secolo, appartengono invece i sedili con gambe anteriori già incurvate, sebbene ancora raccordate da traverse alle gambe posteriori dritte e squadrate come nei modelli cinquecenteschi [Figura 5].
Infine, non deve destare stupore il trovare sedie in stile Luigi XV, metà circa del XVIII secolo, con tutte le gambe incurvate e senza alcun raccordo [Figura 6], ancora rivestite di cuoio impresso.

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Figura 5. Due di quattro sedie, Lombardia, inizi XVIII secolo, archivio Semenzato.

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Figura 6. Tre di sei sedie, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Semenzato 5 maggio 2001, II, n. 1056.

Tutti sanno che questo tipo di lavorazione del cuoio non è un’esclusiva lombarda, anche se il suo utilizzo per tappezzare i sedili è più sistematico in Lombardia che altrove. Anche Venezia produce cuoio lavorato, ma per usi diversi e secondo una particolare declinazione che privilegia colori e dorature (nota 1).
Appare per certi versi sorprendente la notizia, che apprendiamo da una fonte molto datata (nota 2), secondo la quale Bologna aveva una tradizione nella produzione del cuoio dipinto e dorato, ma anche solo impresso, che risale al Quattrocento sulla base di modelli spagnoli e veneziani.
Nell’articolo di Petri si legge: “Si può riconoscere un puro tipo d’arte del cuoio in certe bazzane bolognesi a semplici figure impresse, d’elegantissimo disegno, senza sussidio d’oro né di colore: qui la materia prima si nobilita con semplice tecnica, rimane nell’ornato la bella severità e la consistenza del cuoio.
L’immagine [Figura 7] mostra una pelle bolognese conciata e impressa, destinata presumibilmente proprio al rivestimento di una seduta o di uno schienale, che presenta notevoli affinità con quanto riscontrato nei sedili lombardi.

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Figura 7. Antica bazzana bolognese riprodotta da A. Fuggi (Petri, op. cit.).

NOTE

[1] A questo proposito leggi. Un altra forma di utilizzo del cuoio impresso e dipinto è costituita dai pagliotti d’altare, un argomento affascinante che merita un approfondimento.

[2] Stanislao Petri, Per le industrie dell’arte. Pizzi e Cuoi bolognesi, Rassegna d’Arte Antica e Moderna, 1916, IV, giugno, p. 129. L’articolo parla dell’artigiano Alcibiade Fuggi, il quale fa rivivere la produzione di cuoio lavorato secondo le antiche tecniche. Bazzana è la pelle (in genere di ovino) conciata al fine di un suo utilizzo per rilegature e altro.

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, novembre 2016

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Post scriptum
Successivamente alla pubblicazione dell’articolo è stato trovato un acquerello del pittore Felice Zennaro (1833-1926) [Figura]. A meno che Zennaro, trasferitosi dalla natia Pellestrina (Ve) prima a Venezia e poi a Milano, non abbia voluto creare una sorta di contaminazione, il dipinto testimonia la presenza di sedie con cuoio impresso di tipo “lombardo” anche in un ambiente rustico veneto quale il pittore era solito ritrarre (ndr, 28.10.2020).

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Figura. Felice Zennaro, Interno con figure, acquerello su carta. Viscontea, Milano, asta 56, lotto 151.