Valeria E. Genovese, Statue vestite e snodate.Un percorso, Edizioni Normale, Pisa 2011, 528 pagine formato 15 x 24, euro 28,00.
Prodotto da una delle più prestigiose università italiane, questo volume riprende l’argomento delle statue vestite che da qualche tempo incontra un certo favore. L’autrice scrive con un bel piglio, offrendoci un testo complesso, ma di grande interesse per chi si occupa della materia.
Non è un catalogo, non si occupa di attribuzioni e non aiuta a identificare stili e provenienze. Si tratta di un testo scientifico che affronta la questione delle statue vestite da più angolazioni, coinvolgendo aspetti storico artistici, ma anche antropologici e tecnici, coprendo un arco temporale che va, grosso modo, dal XIII al XIX secolo.
Manca forse un po’ di sistematicità e i titoli “fantasia” di capitoli e paragrafi non aiutano a farsi un’idea precisa della struttura del libro, se non dopo averlo letto approfonditamente. Si rischia talvolta di perdere il filo del discorso di fronte a un testo straripante, ricchissimo di note e riferimenti che, se da un lato, hanno il difetto di appesantire la lettura, presentano pero l’indubbio pregio di fornire una serie incredibile di spunti e divagazioni.
La categoria “statua vestita” comprende una casistica piuttosto vasta che include manufatti tridimensionali, prevalentemente a carattere religioso, eseguiti in vari materiali, talvolta snodati (tipo manichino), spesso modificati e variamente addobbati.
Il testo si sviluppa attraverso una serie di casi documentabili, comprovanti la prassi di vestizione con vari indumenti di sculture, per lo più lignee, ma eseguite anche in altri materiali come terracotta o cera. La maggior parte di questi casi (non tutti però) è rappresentata da immagini collocate a fine testo, ma opportunamente richiamate di volta in volta. L’apparato iconografico è sobrio, costituito da 130 immagini in bianco e nero (11 delle quali riprodotte a colori).
Si parla anche di sculture composite (realizzate con inserti polimaterici), di statue snodate utilizzate (o meno) nell’ambito di sacre rappresentazioni o macchine d’altare, di contenitori entro i quali le sculture sono abitualmente collocate e di problematiche inerenti al restauro, con incursioni nel campo delle immagini devozionali in carta (santini) e dei cosiddetti automi.
L’ultimo capitolo (forse l’unico che dal titolo ne rivela l’argomento con chiarezza) parla dell’avversione verso le statue vestite che si manifesta soprattutto durante il XIX secolo.
Danno ragione e conferma di un lavoro ponderoso le 50 pagine di bibliografia e le circa 20 dedicate all’indice dei nomi, nonché due appendici dedicate rispettivamente ai documenti d’archivio e ad estratti di testi letterari e di letteratura artistica (ordinati per date e luogo).
A noi il libro è piaciuto molto e ne consigliamo la lettura, indispensabile per chi si occupa di questo affascinante e innovativo argomento.