Storia di una riscoperta: la fornace da maiolica di Angera
di Giovanni Vanini
Correva l’anno 2009 e, per un articolo da pubblicare sulla rivista Terre d’Arte, ci stavamo occupando delle maestranze presenti nel 1750 nella fornace da maiolica milanese di Felice Clerici. Le ricerche svelavano che la gran parte dei lavoratori provenivano da Lodi, mentre il tornitore Giuseppe Contini risultava essere nato nel borgo di Angera. Contattammo allora uno storico del luogo, Luciano Besozzi. Costui ci confermò la nascita in paese di Contini, ma alla domanda se ci fossero state nel passato fornaci da maiolica in Angera, ci rispondeva asserendo che la sola fornace di cui si aveva documentazione certa era quella da calcina. Nel settembre 2010 esce il libro La Real Fabbrica della Maiolica e Vetri‘, a cura di Cristina Campanella, dedicato alla manifattura di Parma del XVIII secolo, in cui, tra l’altro, sono elencati i nomi delle maestranze lodigiane attive in fornace: Pasquale Grassi, Filippo Callegari, Antonio Casali, Giuseppe Marini, Andrea Taverna, Carlo Antonio Sanini, Giuseppe Antonio Andreani. Soltanto quest’ultimo ci risultava sconosciuto a Lodi.
Incuriositi, scartabellammo i registri parrocchiali della città e osservammo che Andreani era effettivamente di Lodi; scoprimmo inoltre che sua figlia Francesca vide la luce ad Angera!
Ci tornò alla mente Giuseppe Contini. Non poteva essere solo una coincidenza!
Si decise allora, con colpevole ritardo, di consultare i notai che avevano rogato ad Angera nella prima metà del Settecento. Le filze di quel periodo sono conservate presso l’Archivio di Stato di Milano e proprio nel primo faldone esaminato si è trovata la conferma di ciò che avevamo ipotizzato e che documenti inoppugnabili ora certificavano: la presenza di una fornace da maiolica nel paese in riva al lago Maggiore.
Il notaio Federico Chiesa registra l’8 luglio 1745 il contratto d’affitto della durata di quattro anni, con inizio retroattivo al primo febbraio, di una fornace da maiolica posta sulla piazza di Angera; l’atto è stipulato tra l’angerese Bernardo Boniforti, in rappresentanza del proprietario, il conte Renato Borromeo Aresi, e il lodigiano Giuseppe Antonio Andreani (residente in paese già da qualche anno, in quanto l’8 agosto 1742 aveva sposato Rosa Flora).
Tra i patti segnaliamo che la Casa Borromea riceverà ogni anno ”24 fiamenghine da boccale a piacere del locatore”. Andreani presenta due fideiussori, Bernardo del fu Giovan Domenico Crotti di Angera (suocero di un altro lodigiano presente in paese, Giovan Battista Alari) e un prete abitante nel castello di Taino, don Biagio Ferrazza. Alla fine del contratto di locazione vi è trascritto un dettagliato elenco, redatto il 21 gennaio 1745 da Giovan Maria Riva (vedi Appendice), dei pezzi di maiolica presenti in fornace (valore 1.089 lire), oltre alla descrizione di arredi e strumenti atti alla produzione della maiolica, tra cui un mulino con 3 pile di sasso e ”suoi masnini” per macinar vernici e colori, una pila di sasso per pestar vernici, 5 torni, un bancone per i pittori e 11 forme di gesso.
Giuseppe Antonio Andreani decide poi di cedere in subaffitto la fornace e il 12 agosto 1746, davanti al notaio Chiesa si presentano Andreani e due fratelli lodigiani, Giacomo e il già citato Giovan Battista Alari, i quali offrono per la sublocazione la “sigurtà” dei fratelli Bernardo e Paolo del fu Francesco Crotti. Notiamo che il valore della maiolica presente in magazzino e in bottega è ora di 3.400 lire; all’atto è allegata una pagina di convenzioni assunte dalle parti il 22 luglio 1746, con scritti autografi di Andreani, don Biagio Ferrazza, Francesco Contini a nome degli Alari che non sanno scrivere e, nelle vesti di teste, Pasquale Grassi [Figura], che qualche anno dopo, a detta di Francesco Liverani, si sposterà a Sassuolo, presso la fornace Dallari, e dal 1754, come segnalato da Cristina Campanella, a Parma.
Figura. Parte finale del documento del 22 luglio 1746 con scritti autografi di don Biagio Ferrazza, Giuseppe Andreani, Francesco Contini ‘‘a nome e di comissione dei fratelli Giacomo e Giovan Battista Alari per non saper essi scrivere” e Pasquale Grassi. [notaio Federico Chiesa, scritto ins. in 12/8/1746 – Archivio di Stato di Milano].
Per concludere, Giuseppe Antonio Andreani fa ritorno alla patria lodigiana definitivamente alla fine degli anni cinquanta e, in occasione della morte del figlio Domenico, viene denominato dal prevosto della Maddalena “miserabile”, per cui il funerale (3 ottobre 1763) sarà celebrato a spese della parrocchia.
Appendice
Inventario del 21 gennaio 1745, a cura di Giovan Maria Riva; valore dei singoli pezzi in soldi (1 lira pari a 20 soldi):
maiolica
– 8 ole grandi 45
– 3 fiamenghine da reale – 6 tazze da brodo con il rosso 40
– vaso con coperchio 35
– 6 fiamenghine da bastardo – 2 boccali da cadino dipinti – 7 ole piccole 30
– 9 lambicchi 25
– 32 fiamenghine da cappone dipinte – 8 marmitte con coperchio – 8 teiere dipinte 20
– 14 vasi da maggiorana 16
– 16 cadini da barba – 16 pinte da 4 boccali – 2 fiamenghine da boccale con il rosto – frutiera con il rosso 15
– 98 fiamenghine da tondo dipinte 12:6
– 4 fiamenghine da cappone – 22 tazze da brodo ordinarie con coperchio 12
– 15 cadini da barba – 6 cadini da cappone – 11 frutiere da tondo – 6 brocche da boccale 10
– 48 pinte 9
– 40 orinali 8
– 60 purificatori dipinti – 11 cadini da mono 7:6
– 24 fiamenghine da tondo – 12 frutiere da boccale – 250 pinte da rifiuto – 152 scozzioline 6
– 12 brocche da pinta – 20 tazze da brodo ordinarie senza coperchio – 16 vasi da fiori dipinti – 225 boccali ordinari – 8 frutiere 5
– 40 tondi da boccale dipinti 4:6
– 750 chicchere e tondini dipinti – 100 calamari dipinti 3:6
– 120 tondi e scozzioline dipinte – 75 fiamenghine da boccale bianche 3
– 650 salini e pasini 2:6
– 160 meri e boccali 2
– 400 mantecchini 1
roba biscotta invernisata
– 14 frutiere con il rosso 5
– 4 pestoni 3
– 30 crespine bianche 2:6
– 7 boccali 2
– 280 boccali, meri e scozzole – 200 chichere e tondini dipinti 1:6
– 613 scozzole, boccali e tondi dipinti 1
roba biscotta senza vernice
– 9 pestoni 8
– 3 cadini ovati 7:6
– 13 cadini 5
– 6 pinte 2
– 30 tondi da boccale – sottocoppe da tondo 1
– 2.320 scozzole e tondi -:30
– 200 boccali -:5
– 230 cheri -:4
roba cruda
– 40 vasi da camera 3
– 800 tondi grandi 1:15
– 100 fischi a forma da pinta 1
– 100 acquasantini – 100 fiaschi -:50
– 1.700 boccali -3:10
– 6.050 tondi e scozzole -:20
Prima pubblicazione: Antiqua.mi, luglio 2013
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