Una croce di Giorgio Lascaris nella Collezione Cagnola
di Andrea Bardelli
La Croce Cagnola [Figura 1] appartiene a una famiglia di Croci lignee, costituite da una croce vera e propria che sormonta un piedistallo, a sua volta formato da vari segmenti in forma scalare.
Figura 1. Giogio Lascaris, Croce (recto), datata (10) gennaio 1583, legno di bosso, h. cm. 42, Gazzada (Va), Collezione Cagnola (foto di Gabriele Ghielmi).
Come molti altri piedistalli, eseguiti sia in Occidente che in Oriente fin dal Medioevo, il piedistallo di queste Croci riprenderebbe il modello delle scale che conducevano in cima al Monte Calvario dove si levava la croce donata a Gerusalemme da Teodosio II nel 428. Sicuramente più immediato e suggestivo appare è il riferimento alla Torre di Babele, mentre ci pare meno pertinente quello all’Arca.
L’intera superficie è ricoperta di immagini finemente intagliate che rappresentano scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, spesso ambientate all’interno di strutture architettoniche che non si conciliano con l’ambientazione all’aperto delle vicende che descrivono.
Delle 40 Croci di cui è attualmente nota l’esistenza [Figure 2 e 3], 15 sono datate, con datazioni che vanno dal 1538 al 1583 (quella della collezione Cagnola) e 2 hanno datazioni più tarde e tra loro distanziate, rispettivamente1607 e 1684.
Figura 2. Croce, legno di bosso, cm. 38, datata 20 agosto 1542, Feltre (Bl), Museo Diocesano.
Figura 3. Croce, legno di bosso, cm. 47,5, datata 22 marzo 1546, Sant’Oreste (Roma), Municipio.
Si ritiene comunemente che queste Croci provengano dal Monte Athos [Figura 4] e come tali vengono definite.
Figura 4. Monte Athos.
Vi è un importante aspetto da considerare che concorrerebbe a deporre a favore di un centro di produzione prevalente se non unico. E’ stato argutamente osservato che la presenza delle strutture architettoniche tridimensionali entro le quali si muovono le figure [Figura 5], di cui abbiamo detto sopra, fa pensare che le Croci siano state eseguite avendo un’altra Croce come modello, quindi presumibilmente in uno stesso luogo.
Figura 5. La fuga di Giuseppe dalla moglie di Putifarre, Croce Cagnola, piedistallo, Registro 4.3 (foto di Gabriele Ghielmi).
Infatti, se i vari artefici avessero preso come spunto (in luoghi diversi) fonti iconografiche quali i codici miniati, difficilmente avrebbero potuto trarre da immagini bidimensionali questa tridimensionalità, per di più eseguita negli stessi modi.
La provenienza dal Monte Athos potrebbe essere, per altro, considerata puramente ideale ed è plausibile che lì si conservassero solo alcuni prototipi. Alcuni autori, infatti, sostengono che molti esemplari siano stati eseguiti da artefici di origine greca, ma attivi a Venezia, Cipro o Creta a seguito della diaspora avvenuta dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei turchi nel 1453.
La circostanza che su alcune di queste Croci troviamo anche iscrizioni in latino, oltre che in greco, può testimoniare sia l’esecuzione da parte di artefici non greci, oppure, più verosimilmente, una committenza “latina”.
Una questione non ancora sufficientemente indagata è quella della funzione di queste Croci. Si può affermare che queste Croci rientrino genericamente nell’ambito delle Croci d’altare, destinate a poggiare sulla Mensa senza uno specifico coinvolgimento durante la celebrazione. Nella tradizione ortodossa, inoltre, le Croci dotate di piedistallo vengono utilizzate per la benedizione delle acque che avviena all’inizio di ogni mese e in forma più solenne per la Teofania (6 gennaio) e relativa vigilia; in quest’occasione, la Croce viene immersa in acqua.
Non pensiamo però che questo fosse l’uso assegnato alle Croci di cui ci stiamo occupando, né che la parte superiore, che si può staccare dal piedistallo, potesse essere trasformata in una Croce astile dopo averla issata su un’asta, in quanto troppo grande per fungere da pastorale e troppo piccola per essere adottata come Croce processionale, destinata quindi ad essere vista da una moltitudine di persone.
Infine, la loro presenza in numerose collezioni pubbliche e private di diversi paesi europei fa presumere che le Croci di cui stiamo discorrendo potessero essere state trattate come doni diplomatici, magari destinati al Tesori di qualche istituzione ecclesiastica, oppure che trovassero committenti presso i facoltosi mercanti dell’epoca.
Altri interrogativi sono suscitati da alcune licenze rispetto al testo biblico, dal mancato rispetto della cronologia nel succedersi di alcune scene e dall’uso di iscrizioni diverse (oppure variamente contratte) da Croce a Croce, talvolta inficiate da errori ortografici.
E’ quasi certo che queste Croci facciano riferimento non tanto alla tradizione figurativa dotta dell’arte bizantina, quanto piuttosto alla cosiddetta Bibbia popolare, diffusa dal Medioevo sia in Occidente che in Oriente, in cui confluivano fonti di varia natura atte a rendere il testo piacevole e comprensibile. Ciò potrebbe spiegare, ad esempio, l’uso di una variante “demotica” della lingua greca. E’ stata anche formulata l’ipotesi che l’errata ortografia derivi da semplici errori di trascrizione da parte di esecutori non greci e che la non corretta sequenza di alcune scene derivi dalla riproduzione pedissequa delle stesa da una croce all’altra. Ne conseguirebbe l’idea di un’esecuzione meramente ripetitiva di queste opere che non ci sentiamo assolutamente di condividere. E’ invece assai probabile che la disposizione delle scene dipendesse da un progetto iconografico piuttosto complesso ed elaborato, la cui decifrazione è attualmente ancora in fase di studio. Ad esempio, in alcune Croci la successione delle scene appare sfalsata e forzata per far corrispondere visivamente alcune scene dell’Antico Testamento a quelle del Nuovo che a loro si possono collegare (ad esempio: l’Esodo dall’Egitto con la Fuga in Egitto).
La Croce Cagnola [Figura 6] non è la più bella, a detta di chi ha avuto modo di confrontare più esemplari, ma vanta alcuni primati, tra cui quella di essere l’unica italiana firmata dal suo artefice.
Figura 6. Giogio Lascaris, Croce Cagnola, dettaglio della Figura 1 (foto di Gabriele Ghielmi).
E’ in legno di bosso, misura complessivamente cm. 45,2 in altezza ed è formata da una parte superiore a forma di croce, raccordata da un nodo a un piedistallo a sezione ottagona, composto da uno zoccolo di base e da tre segmenti sovrapposti che si stringono verso l’alto. Poiché il segmento centrale è suddiviso in due registri, si configurano quattro registri oltre allo zoccolo.
Sia le facce della croce (recto e verso), sia i lati della stessa, sia i segmenti e lo zoccolo del piedistallo, sono coperte da immagini suddivise in campi, complessivamente 59, alcuni dei quali intagliati in bassorilievo, altri scolpiti all’interno di nicchie.
Sotto la base del piedistallo troviamo la firma dell’autore, Giorgio Lascaris, e la data 1583 [Figura 7].
Figura 7. Giogio Lascaris, Croce Cagnola, particolare dell’iscrizione (foto di Gabriele Ghielmi).
Le parole sono scritte “in continuo” su righe sovrapposte senza rispettare gli “a capo” oppure andando a capo troncando la parola. Sviluppando la scritta secondo un ordine diverso e sorvolando su alcuni caratteri poco chiari e decifrabili, otteniamo: “La Croce di nostro Signore Gesù Cristo con l’Antico e Nuovo Testamento, terminata il giorno (10 o 20) del mese di gennaio 1583 dalle mani di Giorgio Lascaris.
Con la Croce Cagnola, sono sette le Croci firmate da Giorgio Lascaris e datate (Kölliken 1551, Berlino 1566, Cipro 1566, Mosca 1567, Vaduz 1569, Londra 1581), alle quali si dovrebbe aggiungere quella di Siviglia e, dubitativamente quella di Cracovia per un totale di nove.
Non si hanno però notizie di carattere biografico e pare non possa essere confuso con il quasi omonimo Giovanni Giorgio Lascaris, uno scultore forse di origine greca, attivo prevalentemente in Veneto, documentato a partire dal 1496 e morto nel 1531. Era noto anche come Zuan Zorzi oppure si faceva chiamare Pirgotele, come il celebre incisore di gemme di Alessandro Magno.
Dobbiamo registrare subito un’affermazione choc di Anna Pontani – la più autorevole studiosa di queste Croci – e cioè che la croce vera e propria si rivela senz’altro di mano diversa, verosimilmente posteriore, rispetto a quella che ha eseguito il piedistallo.
I motivi additti sono diversi:
a) la croce non è a traforo,
b) le iscrizioni, in lettere eseguire a sbalzo, sono del tutto difformi dal punto di vista grafico rispetto a quelle del piedistallo, che sono in lettere incise,
c) l’iconografia di molte scene, come la Resurrezione, la Pietà, e l’Imago Pietatis è di tipo occidentale.
Effettivamente, la Resurrezione e la Pietà, così come qui rappresentate, vengono fatte proprie dall’arte tardo e post bizantina, desumendole da quella occidentale, dalla metà circa del XV secolo.
Secondo la tradizione bizantina, infatti, la scena della Resurrezione mostra il Cristo che libera dagli inferi i progenitori e i Giusti dell’Antico Testamento.
Più controversa è la questione inerente l’Imago Pietatis. Secondo alcuni studi recenti, le origini della sua formulazione sono in ambito bizantino tra XII e XIII secolo (άκρα παπείνωσις = somma umiliazione), anche se lo sviluppo più significativo (come avviene per tanti temi emozionali connessi alla Passione tra XIII e XIV secolo) è tutto in Occidente, dove si parla, appunto, di “Cristo in Pietà” o “Imago Pietatis”.
Per quanto riguarda gli altri aspetti, non è vero che tutte le scene della croce non sono a traforo. E’ invece riscontrabile non solo la diversità delle scritte (a rilievo per la croce e incise per il piedistallo), ma anche una diversa incorniciatura delle scene. Se guardiamo poi alla qualità dell’intaglio, le scene del Nuovo Testamento appaiono eseguite in modo più raffinato rispetto a quelle dell’Antico Testamento. Non si è ancora potuto procedere all’analisi dei legni con metodo scientifico, ma un’attenta osservazione della patina superficiale sembra indicare che le due parti, ossia la croce e il piedistallo, siano state eseguite in tempi diversi, ma non tanto distanti. Inoltre, durante la fase di rilevamento fotografico, è stato notato che la croce e il piedistallo riflettevano la luce in modo diverso [Figura 8].
Figura 8. Compianto, Croce Cagnola, particolare (foto di Gabriele Ghielmi).
Possiamo avanzare un’ipotesi suggestiva, anche se non suffragata da prove concrete, suggerita dal fatto che la Croce Cagnola è l’ultima firmata da Giorgio Lascaris. L’ipotesi è che il piedistallo della Croce Cagnola sia stato eseguito dal Lascaris e che la croce sia di un altro artefice, talmente dotato da volerla realizzare senza imitare pedissequamente quanto già esisteva. Questo potrebbe spiegate le difformità di esecuzione e di decorazione che sopra abbiamo evidenziato. Resta il problema della firma sotto la base del piedistallo che riporta il nome Lascaris: sembra poco plausibile che la firma sia stata apposta su un oggetto non finito. E’ pur vero che la scritta risulta diversa da tutte riferibili al Lascaris, e quindi potrebbe non essere stato lui a inciderla, ma sembra ancor meno verosimile che l’ignoto artefice, che ipotizziamo dotato di una grossa personalità artistica, abbia firmato la croce ad memoriam, evitando un’autocitazione.
Bibliografia
-M.Capuani, Monte Athos. Baluardo monastico del Cristianesimo orientale, Novara 1988, 125 (con tre riproduzioni).
–Anna Pontani, Croci lignee d’altare postbizantine conservate in Italia e in Austria,in Jahrbuch der Österreichischen Byzantinistik 46, Verlag der Österreichische Akademie der Wissenschaften, Wien 1996, p. 379-421 (con 10 illustrazioni).
–Massimo Bernabò, Nota iconografica sulle scene del Vecchio Testamento nelle croci lignee post-bizantine di Sant’Oreste e di Firenze, in Jahrbuch der Österreichischen Byzantinistik 47, Wien 1997, p. 257-272.
–AAVV, La collezione Cagnola. Le arti decorative, Busto Arsisio (Va) 1999), p. 92 (scheda di Mario Scalini).
–Victor H. Elbern, Ein Kreuz des Georgios Laskaris in den Berliner Museen, in Jarbuch der Berliner Museen 2003, Berlin 2003.
–Anna Pantani, Croci in bosso ,in AAVV, Museo Bagatti Valsecchi, Vol. I, Milano 2003.
Nota
La prima versione dell’articolo, pubblicata nell’aprile 2013 recava in pdf un elenco di 40 croci identificate fino a quel momento. Nel frattempo sono state identificate diverse altre croci che lo hanno reso incompleto e si è pertanto deciso di stralciarlo; chi fosse interessato ad aggiornamenti e approfondimenti sul tema può contattare l’autore: andreabardelli.studio@gmail.com, ndr 3.9.2020).
Sempre nell’originaria edizione venivano richiamati un articolo intitolato Croci intagliate di tradizione greco-ortodossa e una scheda (Croce lignea intagliata) che sono stati eliminati dall’Archivio di Antiqua Nuova Serie perché ritenuti superati.
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