Una Diana dormiente da Giuseppe Mazzuoli

della Redazione di Antiqua 

Ci viene proposta per un esame una fusione ad altorilievo in rame argentato raffigurante una Diana dormiente [Figura 1].

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Figura 1. Diana dormiente, rame argentato, cm. 12 x 7, XVIII secolo, collezione privata.

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Figure 1a e 1b. Particolari di Figura 1 (visuale dall’alto e retro).

Come si può apprezzare dalla Figura 1b, si tratta di una fusione e non di un manufatto in rame sbalzato come i tanti prodotti tra XVII e XVIII secolo, epoca in cui ci sentiamo comunque di datare anche il rilievo in esame. La presenza di piccoli fori lungo il bordo rivelano che fosse forse destinato a essere applicato sul coperchio di un cofanetto o simili.
Evidentemente a seguito di indagini condotte autonomamente, il proprietario dell’oggetto ci segnalava che lo stesso pareva riprendere una scultura in marmo di Giuseppe Mazzuoli (1644-1725) raffigurante il medesimo soggetto [Figura 2].

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Figura 2. Giuseppe Mazzuoli, Diana dormiente,1690-1700, marmo, cm. 55 x 81 x 168, San Paolo, Museo d’Arte MASP.

La scultura di Mazzuoli ha una storia interessante che merita di essere raccontata (nota).
Nel 1949 la statua viene venduta al MASP di San Paolo del Brasile – insieme al sarcofago su cui era posta – dalla famiglia Barberini, nel cui palazzo a Roma era collocata, dopo un accordo stipulato con il Governo italiano. Si credeva che fosse opera di Gian Lorenzo Bernini secondo un’attribuzione che risaliva al XVIII secolo, dati i legami tra Bernini e la famiglia, soprattutto con papa Urbano VIII Barberini (Figura 3).

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Figura 3. La Diana dormiente quando si trovava a palazzo Barberini a Roma, attribuita a Gian Lorenzo Bernini, in una stampa del 1936.

L’attribuzione a Bernini era, tuttavia, controversa e contestata da diversi autori.
Nel 1952 Pietro Maria Bardi, direttore del MASP e responsabile dell’acquisto, confermava l’attribuzione a Bernini, sebbene come un’eccezione all’interno della sua produzione per una certa moderazione “classica”. Nel 1960, in risposta a una lettera di Bardi, la direttrice del Dahlen Museum di Berlino Ursula Schlegel, specialista in scultura del XVII secolo, riteneva che la statua di Diana acquistata dal MASP potesse essere stata eseguita da Giuseppe Mazzuoli.
Successivamente Bardi scriveva a David Leonard Barshad dell’Università dell’Arizona, il quale gli rispondeva (16.2.1971) proponendo un nuovo scultore, ma preferendo ometterne di rivelarne il nome prima di un suo sopralluogo a Roma. In una successiva lettera (12.6.2071) Barshad informava Bardi che nella Galleria Heim a Londra, si sarebbe trovata una piccola versione della stessa statua di cui esisteva una foto dietro la quale è scritto il nome di Bernardino Ludovisi (1713-1749), scultore minore di Carrara. Era probabilmente questo il nome tenuto inizialmente segreto, ma la qualità scadente di questo manufatto, probabilmente una brutta copia, aveva nel frattempo indotto Barshad ad abbandonare la ricerca [Figura 4].

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Figura 4. Bernardini Ludovisi, Diana dormiente, già Londra, Galleria Heim.

Nel gennaio 1977 Bardi scriveva al Museo di Varsavia a Darius Kaczmarsyk, il quale nel 1976 aveva pubblicato un articolo sulla Niobe di Bernini (D. Kaczmarsyk, “Niobe” by Bernini and the ancient noibe from Niebòrow, Bulletin du Musèe National de Varsovie, XVII, 2, 1976), nell’estremo tentativo, fallito, di sentirsi confermare l’attribuzione della Diana a Bernini.
Nel dicembre 1991 Cristiana Nascimento, autrice del saggio che di cui stiamo parlando (vedi ancora nota), in visita all’Istituto Tedesco di Firenze in compagnia del suo relatore Jorge Coli, otteneva da Monica Butzek, studiosa di Giuseppe Mazzuoli e al corrente del rapporto tra Bardi e la Schlegel, la conferma circa l’attribuzione a Mazzuoli.
La Nascimento cita anche Lione Pascoli (1674-1744), il quale, nella biografia di Mazzuoli all’interno del suo scritto Vite de’ pittori, scultori e architetti moderni, pubblicato a Roma nel 1730, ricordava due statue di Mazzuoli acquistate dal cardinale Barberini: una Diane e un Adone, scolpito per divertimento (ora all’Ermitage) mentre eseguiva due angeli con candelabri per la chiesa di sant’Agostino a Siena nel 1709, nonché un inventario di palazzo Barberini redatto nel 1700 in cui già si registra l’esistenza di un sarcofago posto sotto la figura di Diana che il cardinale Francesco Barberini (nipote di Urbano VIII) “prese dal Sig.r Giuseppe Mazzuoli”.
Nel 1995 Luiz Marquez, curatore del MASP, accreditava lo studio della Nascimento – che si completa con ampie considerazioni di tipo stilistico – e cambiava la paternità dell’opera nei documenti ufficiali del museo.

Dopo questa lunga digressione, torniamo al nostro oggetto.
Escludendo una derivazione diretta dalla Diana di Mazzuoli, ne abbiamo reperito sul mercato una versione identica databile all’inizio del Novecento. Dal sito dell’antiquario, ricaviamo che si tratta di un fermacarte “… realizzato con la concrezione calcarea di una stalagmite, intagliato e successivamente patinato con sostanze cerose”. La scultura “… poggia su base rettangolare in marmo, una breccia scura dai toni violacei” [Figura 5].

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Figura 5. Diana dormiente, fermacarte, materiale calcareo, cm. 6 x 9,3 x 11, Francia, inizio XX secolo, mercato antiquario.

Non sentendoci di ipotizzare una derivazione del fermacarte dal rilievo di Figura 1 possiamo ritenere che entrambi facciano riferimento a un modello comune, forse liberamente ispirato alla scultura di Giuseppe Mazzuoli,.

NOTA
Le informazioni che seguono sono state sintetizzate dal saggio di Cristiana Nascimento, Diana adormecida do Masp: uma nova atribuicao, Germina, rivista de literatura & arte, ottobre 2005 [Vedi].

Settembre 2022

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