Una Madonna del Divino Amore di Daniele da Volterra
della Redazione di Antiqua
In una collezione privata si conserva una copia della celebre Madonna del Divino Amore di Raffaello eseguita da Daniele da Volterra [Figura 1].
Figura 1. Daniele da Volterra, Madonna del Divino Amore, copia da Raffaello, cm. 142 x 110, 1525 circa, collezione privata (foto di G. Poldi).
L’attribuzione a Daniele da Volterra (1509-1566) è suggerita dalla scritta al retro della tela che recita: Gabriello Bonarello fece fare da Daniello da V[o]lterra (nota 1).
Figura 2. Scritta al retro della tela.
Come è noto, l’originale, che è dipinto su tavola, si trova nel Museo di Capodimonte a Napoli ed è stato eseguito da Raffaello per Lionello Pio da Carpi attorno al 1515 [Leoni 2009, p. 286] o al 1516 [AAVV 2015, p. 22] (nota 2).
La copia di Daniele da Volterra qui presentata è stata acquistata dall’attuale proprietario nel 1999 presso la casa d’aste Adma di Formigine (Mo), nel cui catalogo era identificata al lotto n. 786 come “Scuola di Raffello”. È stato possibile accertare che il dipinto proviene dalla dispersione degli arredi del palazzo di San Severino Marche (Mc) da parte della famiglia Gentili de’ Rovelloni (nota 3).
Lasciamo agli esperti futuri e auspicabili approfondimenti su una delle più riuscite copie del capolavoro di Raffaello per concentrarci su un aspetto particolare: la data in cui Daniele da Volterra potrebbe aver eseguito il dipinto su incarico di Gabriele Bonarelli.
Innanzi tutto, chi è Gabriele Bonarelli?
Gabriele Bonarelli detto della Colonna, conte della Torretta e di Buonpiano è un nobile anconetano figlio di Giacomo Bonarelli. Quest’ultimo dovrebbe essere nato dopo il 1405, poiché nel 1430 figura tra i consiglieri della Comunità di Ancona, carica cui si poteva accedere solo dopo i venticinque anni), si sposa “in tarda età” e muore nel 1487 (nota 4). Da quanto precede (e per quanto verrà detto in seguito) possiamo ipotizzare la data di nascita di Gabriele Bonarelli attorno al 1460, non prima.
Avviato alla carriera militare, nel 1494 Gabriele Bonarelli diviene luogotenente del Duca di Urbino e, successivamente, assume la carica di Prefetto di Roma e di Presidente della Romagna (1496).
All’epoca di papa Alessandro VI Borgia (1492-1503) diventa Commissario Apostolico “dell’armi”, mentre al tempo di Giulio II della Rovere (1503-1513) assume l’incarico di generale delle navi pontificie nella guerra contro i turchi. Negli anni 1519 e 1520 è Senatore a Roma sotto papa Leone X Medici (1515-1521), incarico che gli viene confermato sia durante la sede vacante sia da Adriano VI (1522-1523) e, secondo alcune fonti [Crescimbeni 1715], anche nel 1524.
Il solo Saracini [Saracini, 1675] riporta che nel 1515 Gabriele Bonarelli viene inviato a Roma da Ancona, insieme a certi Serafino Capistrelli e Armenticcio Armenticci a rallegrarsi con Leone X per l’assunzione al Pontificato (nota 5).
Proviamo ora a ricostruire la vicenda partendo dall’originale di Raffaello.
Possiamo iniziare dal 1513 quando Baldassarre Peruzzi fornisce i disegni per il Duomo Nuovo di Carpi (1513-14). Potrebbe essere stato il Peruzzi (a Roma dal 1505) ad aver fatto da tramite tra Raffaello che arriva a Roma nel 1508 e la famiglia Pio da Carpi.
Per altro, Alberto Pio, fratello di Lionello e da alcuni indicato come possibile committente di Raffello [Leoni 2009 p. 10 e ss.], è a Roma tra il 1507 e il 1519 in qualità di ambasciatore prima di Luigi XII di Francia poi dell’imperatore Massimiliano, quindi potrebbe aver conosciuto Raffaello direttamente.
Risulta che nel 1513 Raffaello, abbandoni quasi interamente alla sua scuola la realizzazione pratica delle opere che gli venivano richieste sempre più abbondantemente e che, a partire dal 1514, la sua attività sia soprattutto assorbita dai lavori di architettura, dagli studi sull’antichità e dalla creazione di un nuovo tipo di decorazione a fresco e a stucco, ispirato a esempi antichi.
Nel 1515, come già anticipato, entra in scena Gabriele Bonarelli proveniente da Ancona. Visti i suoi incarichi militari al servizio del papa, non si possono escludere sue precedenti visite a Roma dopo la venuta di Raffaello, ma poiché egli diventa senatore in pianta stabile solo nel 1519, potrebbe aver visto proprio nel 1515 la tavola (non solo un disegno) mentre era ancora nella bottega di Raffaello pronta per essere inviato ai Pio da Carpi.
Ciò indurrebbe a datare proprio al 1515 l’esecuzione dell’originale di Raffaello. Tuttavia, anche il 1516 sembra plausibile come data di esecuzione del dipinto poiché a quell’anno risale l’istituzione dell’Oratorio del Divino Amore in Roma, presso Santa Cecilia in Trastevere (nota 6). Gabriele Bonarelli potrebbe anche aver visto nel 1516 la tavola di Raffaello, essersene invaghito e aver maturato il desiderio di possederne una copia.
Non è però questa la sede per contribuire al dibattito sulla data di esecuzione della tavola di Raffello per cui torniamo al dipinto di Daniele da Volterra.
È possibile che l’arrivo di Daniele da Volterra a Roma risalga al 1525 e che attorno a quell’anno si collochino gli incontri con Baldassarre Peruzzi e Perin del Vaga.
Vasari sostiene che Daniele aveva dipinto una Flagellazione che si era portato a Roma e l’aveva mostrata al cardinale Trivulzi, il quale lo manda a lavorare a Villa Trivulzi, a Salone presso Settecamini fuori Roma, dove lavora Peruzzi. La Villa viene distrutta durante il Sacco di Roma del 1527 che possiamo quindi considerare come data ante quem.
Anche l’incontro tra Daniele e Perin del Vaga è da collocare più o meno negli stessi anni, ossia prima del 1527.
Perin del Vaga era giunto a Roma nel 1517 e poco più tardi (1518-1519) era entrato nella bottega di Raffaello, il quale dal 1517 aveva trasferito casa e bottega a palazzo Caprini (si ignora dove l’avesse prima). Dal 1524 al 1527, Perin del Vaga è attivo a Trinità dei Monti nella Cappella Massimo, alla quale lavora anche Daniele.
Come abbiamo già visto, Gabriele Bonarelli riveste la carica di senatore a Roma dal 1519 al 1523. Qualche fonte riporta il 1524 [Crescimbeni 1715, vedi anche sopra] e non è improbabile che egli fosse ancora a Roma nel 1525.
In conclusione, la compresenza di Daniele da Volterra e di Bonarelli nella seconda metà degli anni Venti del Cinquecento fa pensare che il dipinto risalga a quel periodo e che sia stato eseguito sulla base di un disegno presumibilmente trovato presso la bottega di Raffaello (nota 7).
Potrebbe trattarsi di quello che attualmente di trova anch’esso a Capodimonte, attribuito a Giovan Francesco Penni, o altro simile, uno dei tanti fatti eseguire da allievi per imparare a disegnare o a scopo di documentazione [Shearman 2007, p. 88].
Un’ultima annotazione. Abbiamo sopra ipotizzato che Daniele da Volterra abbia eseguito la copia basandosi su un disegno. Un incontro con l’originale avviene sicuramente nel 1564 quando, insieme a certi Boccalino da Carpi e Tommaso Della Porta, Daniele redige un inventario datato 12 giugno 1564 dei beni del cardinale Rodolfo Pio, figlio di Lionello, morto lo stesso anno. Tra i dipinti inventariati figura la Madonna del Divino Amore di Raffaello [AAVV 2015 p. 32].
NOTE
[1] In data 6 aprile 2016, il dipinto è stato sottoposto ad analisi scientifiche non invasive da parte del dott. Gianluca Poldi, Segrate (Mi).
[2] Sono stati consultati, tra gli altri, i seguenti testi ai quasi si rimanda: AAVV, Raffaello la Madonna del Divino Amore, Corraini, Mantova 2015 (pubblicato in occasione della mostra del 2015 presso la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli); Leoni Daniele, Raffaello e la Madonna del Divino Amore, Il Ponte Vecchio, Cesena 2009; Shearman John, Studi su Raffaello, Electa, Milano 2007.
[3] Sono state condotte alcune indagini, ma non è stato possibile (ancora) verificare come il dipinto di Daniele da Volterra sia pervenuto ai Gentili de’ Rovelloni e se vi sia stato un antico legame con i Bonarelli oltre a quello di essere entrambe famiglie marchigiane.
[4] Mario Natalucci, Bonarelli Giacomo, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 11 (1969) [Leggi].
[5] Su Gabriele Bonarelli sono state consultate le seguenti fonti: Saracini Giuliano, Notitie Historiche della città d’Ancona, 1675; Crescimbeni Giovanni Mario, L’istoria della Basilica … S. Maria in Cosmedin di Roma … 1715; Coronelli Fra Vincenzo, Biblioteca Universale …1745 (che riprende sostanzialmente il testo di Saracini, 1675); Vitale abate Francesco Antonio, Storia diplomatica de’ Senatori di Roma, 1791 (tutti reperibili su books.google).
[6] Non è stato possibile accertare alcun legame tra l’Oratorio e la tavola di Raffaello se non che Raffaello fosse in rapporto con alcuni umanisti che ne avevano sostenuto l’istituzione [Leono 2009, p. 15].
[7]
Difficile pensare che sia stato dipinto più tardi poiché, avvalorando l’ipotesi che Gabriele sia nato attorno al 1460, nel 1525, quando presumibilmente commissiona il dipinto a Daniele, egli avrebbe già avuto la veneranda età di 65 anni.
Non deve nemmeno stupire, per contro, la giovane età di Daniele da Volterra che nel 1525 doveva avere 16 anni. La precocità degli artisti a quell’epoca, Raffaello per primo, è risaputa.
Prima pubblicazione: Antiqua.mi, marzo 2017, siglato A.B. (Andrea Bardelli)
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