Una scrivania inedita attribuita a Cherubino Mezzanzanica
di Andrea Bardelli
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Nel decembre 2000 viene messa in asta presso Finarte una bella scrivania neoclassica intarsiata che la didascalia in catalogo attribuisce a bottega toscana della fine del XVIII secolo [Figura 1].
Figura 1. Cherubino Mezzanzanica (qui attr.), scrivania intarsiata, Finarte 31 ottobre 2000 n. 292.
La descrizione prosegue specificando che sul piano compare un medaglione intarsiato raffigurante “un trofeo di strumenti da lavoro”, poco visibile nell’immagine, mentre il pannello intarsiato sulla facciata frontale della scrivania mostra alcuni putti all’interno di un paesaggio architettonico [Figura 1bis].
Figura 1bis. Fronte della scrivania di Figura 1.
Quanto a provenienza geografica, la scrivania non è facilmente collocabile. L’attribuzione a bottega toscana non appare del tutto peregrina perché il tipo di decoro, la scelta delle essenze lignee e il cromatismo che ne deriva rimandano proprio all’ebanisteria tra la Toscana e la Romagna (nota 1).
Ritengo, tuttavia, che essa si possa attribuire all’ebanista lombardo Cherubino Mezzanzanica, allievo di Giuseppe Maggiolini, sulla base del confronto con un secretaire firmato e pubblicato su Antiqua nel 2015. Qui lo mostriamo in una prospettiva inedita che consente di apprezzare meglio la generale affinità con la scrivania [Figura 2, nota 2].
Figura 3. Cherubino Mezzanzanica, secreteaire intarsiato, 1830, Semenzato, giugno 2003 n. 114.
Si traggono ulteriori conferme esaminando alcuni dettagli decorativi come le sequenze di campanule su fondo chiaro e di “ondine”, che abbiamo evidenziato mediante riquadrature [Figure 1ter e 2bis]. Non si tratta certo di decori insoliti o peculiari, ma il contesto in cui vengono utilizzati contribuisce ad accomunare i due mobili.
Figura 1ter. Particolare della fronte della scrivania di Figura 1.
Figura 2bis. Particolare del secretaire di Figura 2.
Pur avendo scandagliato un vasto repertorio di immagini di putti affacendati in varie attività, non è stato possibile identificare la fonte iconografica della scena raffigurata sulla fronte della scrivania (vedi ancora Figura 1bis). Il suo reperimento avrebbe potuto aggiungere nuovi elementi probatori, ad esempio se fosse stata collegabile alla vasta produzione grafica riconducibile alla bottega di Giuseppe Maggiolini.
Tra le tante immagini, abbiamo trovato riscontro, almeno per quanto riguarda la cronologia, nelle incisioni dell’olandese Reinier Vinkeles (Amsterdam 1751-1816) [Figura 3].
Figura 3. Reinier Vinkeles, paesaggio con putti e attributi allegorici, incisione (fonte Alamy).
Mi rendo conto che l’argomentazione è esile, ma potrebbe essere una dimostrazione che Mezzanzanica guardasse a Nord, ai Paesi Bassi in questo caso, al tedesco Franz Ludwig Catel (1778-1856) nel caso del secretaire (vedi ancora nota 2).
NOTE
[1] Si rimanda all’articolo Cassettoni neoclassici romagnoli e l’ebanista che si firma “Mrach” (dicembre 2022) [Leggi].
[2] Si rimanda all’articolo Secretaire firmato Mezzanzanica (maggio 2015) [Leggi ].
Ottobre 2023
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Post Scriptum (13.10.2023)
L’articolo era stato appena pubblicato quando, nell’ambito di un approfondimento sul mobile neoclassico romano, che si spera darà i suoi frutti, è riemerso un cassettone passato in asta da Sotheby’s e pubblicato da Enrico Colle come esemplare di manifattura romana (E. Colle, Il mobile neoclassico in Italia. Arredi e decorazioni d’interni dal 1775 al 1800, Electa, Milano 2005, pp. 122-123 n. 20) [Figura A].
Figura A. Cassettone neoclassico intarsiato, Roma fine XVIII secolo, Sotheby’s Londra 12 giugno 2002 n. 360 (Colle, op. cit.).
Non ho motivo per contestare l’attribuzione a Roma del cassettone che, oltre a non avere “nulla di lombardo” e portare un piano con il bordo “ciliato” tipico della mobilia romana, si inserisce nell’ambito della letteratura in materia: non solo il volume di Colle sopra citato, ma anche quello di Goffrezo Lizzani, intitolato Il mobile romano, edito da Gorlich a Milano nel 1970.
In proposito, lo scontorno del paesaggio al centro del piano della scrivania (vedi sopra Figura 1bis) è del tutto analogo a quello che riquadra un paesaggio simile in un comodino romano pubblicato da Lizzani [Figura B].
Figura B. Comodino neoclassico intarsiato, Roma fine XVIII secolo (Lizzani, op. cit., p. 124 n. 212).
A questo punto, l’evidenza mi impone di ricondurre all’ambito romano non solo la scrivania di Figura 1, ma anche il secretaire “firmato” da Mezzanzanica di Figura 3, mettendo in conto che la firma/iscrizione possa essere apocrifa o comunque non riconducibile all’ebanista Cherubino Mezzanzanica. Si comprende finalmente come mai la scena intarsiata sull’anta esterna del secretaire raffiguri un’osteria romana con l’Aventino sullo sfondo!